Il “capo insopportabile” è uno dei motivi che può portare i talenti lontano dall’azienda e un capo – che dovrebbe valorizzare ed estrarre il meglio da ogni dipendente, tanto più dai migliori – dovrebbe anche sempre essere attento a non incappare in uno di questi 5 errori:
Errori di valutazione. Selezionare un talento ed inserirlo in un team è il primo passo per creare un ambiente stimolante e far crescere l’azienda. Accontentarsi di assumere una persona che non sia perfetta per una determinata candidatura significa mettere tutti i lavoratori in una situazione di mancato stimolo e di mancata fiducia nei confronti di chi ha selezionato la risorsa. Quante volte si sente dire che “il pesce puzza dalla testa”? O ancora: “Non è colpa sua ma di chi lo ha messo in quella posizione”? Ecco. Un buon capo crea un team dall’alta professionalità. Se infine vengono distribuite male anche le promozioni, questo può creare gelosie e tensioni controproducenti. Saper valutare chi merita cosa è fondamentale.
Carico di lavoro eccessivo. Parliamoci chiaro. I momenti in cui il lavoro extra cadrà sulle spalle delle persone più talentuose e di quelle più disponibili (che poi sono anche quelle nelle quali un capo ripone la propria personale fiducia) esistono in tutte le aziende ed esisteranno sempre. Ma se l’affidare incarichi extra a queste persone diventa la normalità, magari proprio perché sono le migliori, è bene fermarsi un secondo: diminuire i carichi e, ovviamente, distribuirli tra tutti i membri del team, premiando infine i più meritevoli con una promozione. In caso contrario, l’affidabilità diventerà, agli occhi dei lavoratori, non un pregio ma una trappola.
Stimoli e compiti corretti. Albert Einstein diceva che ognuno è un genio a modo suo. Ma che se si prova a convincere un pesce ad arrampicarsi su un albero, questo si sentirà profondamente inadeguato. La capacità di un buon manager è quella di stimolare le attitudini di ciascun lavoratore, senza mortificarlo e cercando di far fuoriuscire la creatività e il meglio da ognuno. Assegnare compiti a casaccio, o in maniera poco oculata, porterà a mancanza di stimoli, a frustrazione, mentre dare ad ognuno un obiettivo sempre più interessante, secondo le proprie capacità, creerà un’empatia personale e professionale necessaria per la crescita dell’azienda.
Parole parole parole. Quante volte un capo ha promesso una promozione, un permesso, un aumento come corrispettivo di un carico di lavoro importante e, magari, non dovuto? Bene, il capo deve sapere che qualsiasi promessa venga fatta, il dipendente la percepirà come un impegno da onorare mentre, tante volte, per il capo, si tratta solo di parole al vento, dette a seconda delle necessità del momento. Essere una persona di parola farà guadagnare punti, stima e fiducia. In caso contrario, verrà a mancare tutto questo.
Scarsa considerazione. Riconoscere la bontà di una performance lavorativa è fondamentale per permettere alle persone – quindi al team, all’azienda – di crescere e migliorare. Ignorare i risultati di chi lavora è il primo passo verso l’emarginazione dei talenti, verso la loro depressione lavorativa. Allo stesso modo, l’attenzione di un capo deve convergere anche verso il lato più umano. Un capo che comprende le dinamiche extra-lavoro è apprezzato e rispettato e sarà più facile che un talento acconsenta alle sue richieste che, se provengono invece da un capo insensibile, vengono avvertite come una semplice ingiustizia.