Colloquio di lavoro, gli errori inconsapevoli che chi fa selezione può commettere

Può capitare, durante un colloquio, che il selezionatore commetta alcuni errori che vengono definiti inconsapevoli. Ci sentiamo vicini alla persona che ha frequentato il nostro stesso master o la nostra stessa università. Entriamo in sintonia, quasi subito, con chi pratica il nostro stesso sport o tifa per la nostra stessa squadra. 

Perché? La risposta è semplice, quasi banale: tendiamo ad avvicinarci a ciò che ci rassomiglia e in ciò che ci riconosciamo. Lo sport – il calcio in modo ancora più marcato – è un elemento di fortissima aggregazione e di discussione comune. Ma anche condividere la passione per un genere letterario o per un certo attore è un elemento importante di vicinanza.
E’ scontato – ma è bene ripeterlo – che durante un colloquio di lavoro vengono valutate, in primis, le competenze tecniche. Nessun candidato è mai stato scartato, ovviamente, per la fede calcistica o perché appassionato dei film di Fantozzi o ancora per aver indossato una giacca ritenuta brutta. Ma non posso negare, dopo oltre 20 anni di selezione, che il contorno possa influenzare.
E allora, come risolvere questo problema? Vi riporto un consiglio preziosissimo che mi è stato dato da una selezionatrice molto competente e che, a mia volta, ho passato ai ragazzi che lavorano con me in EasyHunters: annotare tutte le sensazioni, positive e negative, avute durante il colloquio. E solo dopo, valutare che impatto queste annotazioni hanno avuto in modo da eliminare totalmente gli errori inconsapevoli che in nessun modo e in nessun caso devono influenzare il processo di selezione.
In EasyHunters puntiamo moltissimo sulla formazione dei consulenti, affinché gli errori inconsapevoli siano prossimi allo zero.

Ciascuno di noi è una vetrina online, enorme e potentissima

Saper gestire bene i propri profili social e saper creare dei contenuti interessanti ed attrattivi è una competenza molto importante che, in alcuni casi, dovrebbe anche essere inserita nei cv. Di solito pensiamo sempre, sbagliando, che questi canali siano solo personali.

Almeno in Italia, Facebook serve quasi unicamente per rimanere in contatto con i propri amici e sapere cosa fanno. Instagram per soddisfare la nostra voglia di condividere le cose che ci accadono attraverso le immagini: la cena al ristorante, il viaggio al mare o l’ultimo paio di scarpe acquistato. E LinkedIn? E’ il social professionale, quello che viene usato ed aggiornato solo per motivi legati alle opportunità lavorative, nella speranza che qualcuno possa notare il nostro profilo e, ancora meglio, chiamarci per offrire un lavoro.
LinkedIn è usato prevalentemente dai professionisti del mondo HR per trovare i candidati. Il resto del mondo, invece, lo usa – oltre chiaramente che per i motivi che dicevamo prima – anche per aggiornarsi, avere notizie di settore o avere informazioni sulla carriera di persone più o meno conosciute.
Ma c’è molto di più. Attraverso i social è possibile capire molto dei manager o delle aziende e avere tantissime informazioni. Pochi, però, hanno capito che ciascuno di noi è una vetrina – enorme e potentissima – dell’azienda che rappresenta. Saper usare correttamente i social genera benefici per la persona, ma anche per l’azienda per cui lavora. Di contro, usarli in modo sbagliato e superficiale, genera danni.
Significa, in parole semplici, che essere in grado di trovare e postare contenuti giusti, interessanti e virali è una competenza. Ricordate i giornalini della scuola o dell’università? C’era chi scriveva gli articoli, chi impaginava e chi distribuiva.
Anche oggi è più o meno così. Solo che ognuno di noi è il suo media online. E la diffusione cresce con il crescere del nostro network virtuale.
Sempre più spesso, ormai, i giovani sceglieranno le aziende anche per come comunicano sui social non solo tramite le pagine ufficiali, ma anche – e soprattutto – tramite i propri manager.

7 lavori stranissimi che esistono davvero

Non solo calcetto come occasione per trovare lavoro. E non solo lavoro in ufficio, dalle 9 alle 18. Nel mondo, ci sono una serie di opportunità – alcune davvero creative ed impensabili – per chi vuole intraprendere una carriera fuori dall’ordinario.

Mystery Guest per hotel di lusso. Non è uno scherzo. Esiste sul serio una startup che paga per visitare hotel di lusso e testarne i servizi: piscina, sauna, massaggi, ristorante, Spa, servizio in camera. Le competenze richieste? Ovviamente ottima conoscenza della lingua inglese, ma anche affidabilità, serietà, disponibilità alle trasferte, intraprendenza, autonomia e flessibilità.

Assaggiatore di cioccolato. Mondelez – multinazionale del settore alimentare proprietaria anche dei marchi Milka e Oreo – cerca un profilo davvero particolare: l’assaggiatore ufficiale di cioccolato. Competenze richieste? Conoscenza di una lingua straniera, ma soprattutto spiccato senso del gusto e propensione a degustare cioccolato.

Assaggiatore di patatine. È un lavoro molto diffuso negli USA e consiste nel verificare il gusto e la consistenza delle patatine prima che vengano imbustate o assaggiare ricette che non sono ancora state lanciate sul mercato. Anche lo stipendio non è male: si può arrivare a guadagnare fino a 35 mila dollari all’anno.

Istruttore di surf per cani. I dipendenti dei resort più esclusivi lungo le coste oceaniche sono attenti agli ospiti, bipedi e quadrupedi. Non è raro, quindi, trovare professionisti pagati per insegnare alla coppia – umana e canina – come “surfare” tra le onde. Alcuni posti offrono addirittura lezioni esclusivamente per i cani.

Panda-sitter. Si tratta di una richiesta che arriva direttamente dalla Cina, dove il centro di ricerca e protezione del panda gigante è alla ricerca di chi possa occuparsi del benessere dei cuccioli di panda, dar loro da mangiare, coccolarli e portarli a spasso per il parco. Il tutto per un anno.

Scusatore a domicilio. Una professione che arriva direttamente dal Giappone, la patria delle buone maniere. È un professionista preparato per chiedere scusa, apparendo assolutamente convincente e sincero. Anche in questo caso il lavoro è ben retribuito: si può guadagnare anche 30 euro all’ora.

Spostatore di iceberg. Una professione storica, nata addirittura dopo l’incidente del Titanic nel lontano 1912 quando fu fondata la International Ice Patrol (IIP) che ha un obiettivo preciso: individuare la posizione degli iceberg e verificare che le varie rotte siano sicure. Nel caso non lo fossero, gli spostatori intervengono per allontanare l’iceberg.

 

 

Casual o non casual, che tipo di abbigliamento scegliere in ufficio?

Sono sempre stata una grande sostenitrice dell’abbigliamento professionale in ufficio. Scarpe alte, completo giacca e pantaloni, trucco al punto giusto. E ho sempre chiesto a chi lavora con me di avere lo stesso approccio.
Questa richiesta ha una motivazione molto semplice: facendo un lavoro consulenziale, non si può mai sapere chi si incontra. Può essere un cliente, un candidato o una riunione improvvisa con il capo.
Io dico sempre che molto facile passare da un abbigliamento formale ad uno informale. Ma è (quasi) impossibile il contrario. Gli uomini, ad esempio, possono togliere la cravatta e passare facilmente da un approccio ingessato e serio, ad uno amicale e socievole.
Eppure, da quando a novembre dell’anno scorso sono stata operata ad un’ernia lombare, ho scoperto le scarpe casual al lavoro. Cioè, mi sono trovata di fronte ad una scelta obbligata: scarpe da ginnastica prima (ora posso concedermi tacco 5) anche per l’ufficio. Una tragedia greca, visto che i miei pantaloni sono tagliati per svettare sopra gli 8 cm di tacco.
Ma questa esigenza si è rivelata sorprendentemente piacevole, molto di più di quanto potessi immaginare. Ancora oggi, infatti, quando non ho impegni super formali, mi capita di andare in ufficio indossando un paio di scarpe da ginnastica dai colori non proprio discreti (gialle e rosa).
In fin dei conti, ho imparato ad essere un po’ più alla mano rispetto a qualche anno fa, rimanendo ovviamente – quando necessario – formale e professionale. Credo che questo aspetto sia direttamente collegato alla sicurezza in noi stessi. Spesso, infatti, optare per un abbigliamento neutro aiuta a non dare nell’occhio e a non sollevare obiezioni. Un particolare strano e che attira l’attenzione, invece, deve essere portato con estrema sicurezza altrimenti si rischia di apparire fuori luogo.